lunedì 23 marzo 2015

Aldo Grasso: i Fratelli Katano e il nuovo dadaismo.

da "Il Corriere dela Sera" del 23 marzo 2015

Ci volevano i Fratelli Katano e farci capire lo stato dell'enterteinment del nostro paese. Tra web, televisione generica e tematica, nuova commedia italiana battutara e becera, satira politica affidata ai politici e torpore invernale intriso di nostalgiche rievocazioni vintage, i due cialtroni napoletani (i personaggi, non gli interpreti) compiono un loro percorso non lineare, indipendente e inarrestabile, verso l'unica uscita ancora aperta di sicurezza di uno show business in chiusura per fallimento.
Non è facile seguire ne comprendere le performance dei Fratelli Katano. Dicono tutto e (più spesso) non dicono nulla. Un silenzio contenutistico eloquente e spesso provocatorio. 
L'estetica retrò, affidata ai più comuni filtri di invecchiamento delle applicazioni di fotoritocco digitali, è l'unica traccia di un intervento premeditato, convenuto su del materiale che per il resto presenta totale assenza di programmazione di qualsiasi tipo. Per quanto si tratti di anarchia fine a se stessa, risulta sbagliato cercare nelle piccolissime opere neo-dadaiste dei Katano un intento provocatorio. 
Anche se è inevitabile identificare dei modelli in Antonio Rezza e Ciprì e Maresco di CinicoTV, i Fratelli Katano restano una delle poche espressioni culturali originali e rivoluzionarie prodotte dai nuovi media in questi ultimi dieci anni di confusionale ricerca.
Si parla in questi giorni di una crisi creativa della coppia, ma sappiamo per certo che trattasi soltanto di un allontanamento tecnico dalla ribalta. Penso che a breve sapranno stupirci come non possiamo immaginare.

Aldo Grassso

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